AbbeceDario (s)ragionato
sulla
Sindrome di Down
e la
disabilità in genere
A
come Affettuosi:
la persona con
sindrome di down è risaputamente Affettuosa, Allegra,
Amorevole, Amichevole, (Appiccicaticcia?!?), ….
Ecc
Sebbene in
queste definizioni ci siano degli indubbi tratti di pregiudizialità
e di stereotipia… genitori esperti e ravveduti asseriscono che in
realtà questo noto stereotipo non è poi proprio del tutto basato sul
nulla… mannaggia alla saggezza popolare…!
Cambiando tema…
le persone con sdd sono spesso descritte nel linguaggio comune come
“Affette” dalla Sindrome. Anche se non è una malattia (infatti
dalla sdd non si guarisce!), e quindi il termine è usato
impropriamente… il consiglio è quello di non concentrare troppi
sforzi sulle questioni linguistiche per conservare le poche residue
energie genitoriali a questioni più sostanziali… e per non offendere
troppo e demotivare chi in modo magari non perfettamente politically
correct, comunque si occupa e preoccupa dei “diversi”…
Con maggiore
frequenza rispetto ai bambini normodotati, i piccoli con sdd sono
definiti “Angeli” (sostantivo più usato della forma
aggettivata “Angelici”); si rimanda alla lettera B per
il commento ragionato ed esaustivo di questa definizione.
B
come
Benevoli, Buoni:
la persona con
sdd è per sua natura incapace di cattiveria. Questo assioma, che
altro non è che un corollario degli attributi derivanti dal primo
punto della lettera precedente… è raramente soggetto a discussione.
A mio modesto parere questi (vedi “angeli” della lettera A)
sono invece alcuni degli attributi più pericolosi e da combattere,
in quanto eliminando all’origine la possibilità per le persone cui
sono riferiti di pensare e fare il male (peraltro molto reale!) … si
giustifica la famosa “destinazione Paradiso” di default per tutti
gli organismi superdotati cromosomicamente… togliendo di fatto loro
quel “libero arbitrio” che rappresenta il vero carattere distintivo
dell’essere umano, e perciò discriminandoli in modo estremamente
subdolo: da evitare, a meno che non corrispondano ad una reale
caratteristica personale di uno specifico individuo.
A volte…
Balbuzienti, caso particolare delle frequenti difficoltà
espressivo-linguistiche derivanti da un misto di fattori patologici
(ad es. macroglossia) e fisiologici (incapacità di riprodurre
vocaboli alla velocità con i quali vengono pensati e trasmessi alle
“periferiche” addette alla comunicazione).
Si dice che
siano anche Bassi… e questo, nonostante un deciso
innalzamento negli ultimi anni dell’altezza media della popolazione
down… è una volta tanto sicuramente vero.
C
come
Castrati:
nell’immaginario collettivo le persone con sdd non sono abilitate al
libero esercizio della sessualità, né probabilmente ne trarrebbero
alcun beneficio. Questa definizione non si applica solo alla sfera
della genitalità, ma anche a quella molto più vasta ed
omnicomprensiva dell’affettività, e della capacità quindi di provare
sentimenti. E’ mia profonda convinzione che questo sarà, ovviamente,
uno dei muri più difficili da abbattere, sia sotto il profilo
culturale che, naturalmente, sotto quello più terra-terra delle pari
opportunità e delle tante difficoltà che oggettivamente esistono per
le persone con sdd, e che si frappongono tra il desiderio di una
sessualità gratificante e la possibilità che questa si possa
realizzare concretamente nella quotidianità, trasformandosi in
scelte di vita. Sebbene alcune eccezioni si comincino a presentare
sulla scena sociale… la negazione di questo aggettivo rappresenta un
obiettivo sfidante… da affrontare in massa da parte delle prossime
generazioni.
Ma C
anche come Coscienti, della propria disabilità e del proprio
status, un tabù da non molto superato che fino ad alcuni decenni fa
era tanto radicato da far pensare che il loro scarso livello di
coscienza li rendesse esenti dal rischio di infelicità (“tanto non
si renderanno mai conto…”).
D
come
Down… oppure Daun:
nonostante
ormai dovrebbe essere noto a tutti che la Sindrome di Down si
chiami così perché fu descritta per la prima volta in modo
sistematico dal medico inglese Langdon Down a metà del XVII secolo,
schiere innumerevoli di persone (compresi molti genitori!) si
ostinano a credere che il termine abbia un significato
intrinsecamente legato alla sua traduzione dall’inglese “giù”… forse
per associazione mentale con il livello sotto la media delle
prestazioni individuali di tali persone… oppure con i frequenti e
pesanti periodi di umore nero che accompagnano la loro presenza
all’interno della comunità famigliare, comunque essa risulti
composta. Daun invece sembra legato oltre che ad una
probabile non perfetta padronanza della lingua inglese… al desiderio
di distaccarsi da tale significato (giù), correndo tuttavia il
rischio di far credere che le persone a 47 cromosomi siano tutte
originarie della Daunia (regione geografico-culturale di epoca
ellenica centrata essenzialmente sulla Puglia centro-settentrionale…
dove comunque da studi statistici recenti sembrerebbe esserci una
densità di Daun leggermente superiore alla media). Come
sottoprodotto di errori interpretativi, educativi e riabilitativi…
che si innestano su un terreno comunque già “Difficile”…
possono divenire spesso dei Disadattati.
Ah sì… anche a
causa di questo sono a volte descritti come… Disabili
intellettivi-relazionali, una categoria particolare di quella
decisamente più vasta e variegata dei cosiddetti Diversi.
Potenzialmente
anche Diabolici (da “diavolo”, vedi lettere A e B)
E
come
Eterni bambini:
al pari di
quanto succede per molte altre disabilità (in genere tutte quelle
che prevedono una compromissione anche lieve delle performance
intellettive), vista la necessità da parte delle persone nel (pieno)
possesso delle loro facoltà intellettive (?!?), di “omologazione” in
categorie più semplici di realtà complesse… alle persone con sdd
viene normalmente attribuito di diritto lo status di “infanzia senza
fine”; una testimonianza evidente di questo fatto è che qualsiasi
sia l’età della persona down cui ci si rivolge…il 99% delle persone
gli darà sempre del “tu”, anche a prescindere dalla propria età,
magari di molto più bassa. In realtà le persone con sdd (e insieme a
loro molte altre persone con disabilità anche molto più invalidanti!)
di eterno non hanno assolutamente nulla (tantomeno l’infanzia!)…
e si evolvono e crescono al pari di tutti gli altri sotto il profilo
sia fisico (che anzi è a volte più veloce in alcuni aspetti della
crescita e del decadimento), che emotivo-affettivo,
limitandosi a presentare per ognuno di questi aspetti … un approccio
“essenziale”, tale da permettere di definirle “uomini e donne
semplici” (vedi lettera S).
Le persone con
sindrome di down sono inoltre generalmente molto Emotive, a
causa della percezione delle proprie difficoltà; questo si traduce
nella realtà sia in un problema, quando impedisce alle risorse
personali di esprimersi in tutta la loro potenzialità, a causa di
una scarsa capacità di gestione dell’ansia… che in una risorsa al
servizio dei rapporti interpersonali, quando si esprime attraverso
quell’ ”intelligenza Emotiva” così peculiare e capace di
creare empatia (empatici) con chi hanno di fronte,
insegnandogli un nuovo modo di guardare alla realtà.
F
come
Fantastici, Fenomenali:
in tutti i
sensi... sia pensando che sono dei “fenomeni” naturali dovuti
il più delle volte a mutazioni genetiche casuali (sì, proprio quei “fenomeni”
cui si fa risalire l’evoluzione dell’uomo!), che alla natura delle
reazioni cui una qualsiasi anche banale espressione di umanità è in
grado di generare… tutto elevato all’ennesima potenza: la gioia, il
dolore, il pianto, il riso… effetto di una sensibilità accresciuta
dalla loro stessa presenza nella vita di chi gli vive accanto,
percorre un tratto di cammino insieme a loro… o a volte solamente li
incrocia distrattamente.
Fantastici
perché nemmeno la fantasia più fervida riuscirebbe ad immaginare i
sorrisi, le soddisfazioni, i risultati, le conquiste… che le persone
con sindrome di down possono raggiungere, senza conoscerne alcuna…
come del resto difficilmente riuscirebbe a “sentire” l’intensità dei
sentimenti… belli o brutti, buoni o cattivi, che albergano nel cuore
di chi li ha “generati” (vai alla lettera G)
E rimanendo sul
tema … F come Fecondi? La scienza medica (e
l’esperienza) dicono con altissima probabilità un “no” per i maschi,
mentre sono più possibiliste per le femmine… almeno da un punto di
vista strettamente biologico (anche se il desiderio di essere padri
e madri è lo stesso!)… ma tutti noi sappiamo che la vera fecondità
non è “solo” questa…
Fraterni:
solo a volte. Spesso se nati per primi sono infatti abbastanza
despoti da impedire ai genitori di concepire un secondogenito… (per
preoccupazione, sensi di colpa… o solamente… perché non arriva!);
altre volte capaci di innescare una caccia al fratellino
praticamente immediata per “rimediare” all’errore commesso e per
fornire materiale educativo e riabilitativo al primogenito. Se nasce
in tarda età dei genitori… l’utilizzo dell’attributo dipende solo
dalla fortuna di essere stato o no preceduto da qualcun altro nel
grembo materno, perché generalmente in questo caso il negozio chiude
per cessata attività!
G
come
Generati:
uso qui questo
termine (prendendo spunto dalle ultime righe della lettera F)
proprio di tutti gli esseri umani e addirittura di tutti gli esseri
viventi… quindi non specifico delle persone con sdd… in quanto
questo fatto prevede intrinsecamente la presenza di… Genitori … con
tutto ciò che questo comporta in termini di Gioiosa felicità
per la nascita del proprio figlio/a e di dolorosa sofferenza per la
sua condizione non certo ideale… con tutti i sensi di colpa che
nascono (insieme al figlio) per ignoranza, paura, o semplicemente
per amore… con tutte le preoccupazioni che in maniera immediata
riempiono la vita di chi queste persone, le ha appunto generate…
quasi sempre come gesto d’amore e di apertura alla vita e al suo
mistero.
Accettare tutte
queste cose è difficile… ma necessario e possibile, non per negarne
l’esistenza… ma per trasformarle piano piano in risorse a servizio
della crescita proprio figlio.
Tornando ad
aggettivi più “specifici”… si dice che i down siano tutti Grassi;
niente di più falso. Al giorno d’oggi, se si escludono problemi di
metabolismo che comunque possono essere tenuti sotto controllo, e se
si segue una corretta alimentazione in rapporto al dispendio
calorico proprio di ognuno… i problemi di obesità sono gli stessi
che si presentano per la popolazione “media”. Gentili lo sono
spesso… anche se a volte avrebbero tutte le ragioni per non esserlo,
Grati sicuramente… ogni volta che sappiamo sorprenderli con
qualche piccolo regalo, anche se infinitamente più piccolo di quelli
che loro ci fanno quotidianamente.
H
come… come…
ah già: Handicappati!
Ci ho dovuto
pensare un bel po’ prima di riuscire a trovare un attributo che
iniziasse con la H, non volendo lasciare questa “casella”
tristemente vuota, incredibile eh?! E questo si potrebbe prestare a
diverse interpretazioni.
O il termine
comincia davvero a cadere in disuso, oppure vivo un’innegabile,
decisa ed inconscia negazione della disabilità.
Sul significato
di tale attributo, visto che ci siamo, e lasciando l’interpretazione
di cui sopra ai professionisti, viene solo da sottolineare come
l’uomo sia stato capace di trasformare un termine che sottende una
realtà in sé positiva (handicap come saprete deriva dall’ippica, in
quelle gare dove ai cavalli più forti viene data una distanza più
lunga da percorrere per arrivare al traguardo, per mettere più o
meno tutti allo stesso piano)… in una fortemente connotata in modo
negativo. Ma essendo opera del “senso comune”… o in altre parole del
sentire dell’”uomo medio” (sì… quello chiamato “normale” solo perché
più frequente in natura…), è difficile, oltre che superfluo per i
motivi linguistici di cui al secondo punto della lettera A,
controbatterne se non l’uso… almeno il significato con cui viene
utilizzato.
I
come…
Idiota mongolo:
forse non tutti
sanno che il nostro caro Dr. L.Down così aveva classificato la
condizione morfometrica (da misure del cranio, del palato e da
fotografie) delle persone con sdd (eravamo ben lungi dallo scoprirne
le cause genetiche!). Eravamo a metà dell‘800, e credo quindi che
gli potremmo perdonare questa “leggerezza” linguistica… tuttavia fa
un po’ specie pensare che quei termini che tanto offendono i nostri
ragazzi oggi…siano proprio stati coniati da chi ne ha per la prima
volta descritto la condizione (e che quindi hanno un fondamento
scientifico!),e che sono rimasti nel vocabolario scientifico oltre
che nel linguaggio comune fino a quando (meno di 50 anni fa!) venne
proposta la dizione attualmente in auge… “Sindrome di Down”. Ma
anche se ogni tempo ha la sua terminologia…sembra che alcune
sensazioni attraversino i secoli senza grandi mutamenti…se leggiamo
le motivazioni che hanno spinto il Dr. Down (che ne dite…ci sarebbe
stata una serie televisiva di successo?)…a dedicare la propria vita
agli “idioti mongoli”… e che lui stesso scrive di suo pugno
parlando del perché ha deciso di iscriversi alla facoltà di medicina
prima e di concentrare poi i propri sforzi di medico allo studio
della sindrome:
“Incontrai una
ragazza con una debole mentalità, rimasi così colpito da lei che per
lungo tempo mi perseguitò una domanda: nulla si può fare per lei?
Così decisi di diventare studente di medicina. Il ricordo di quella
ragazza mi si è ripresentato ed io ho voluto fare qualcosa per la
sua natura”
Che per un
genitore un bimbo con sdd non sia il figlio Ideale è quasi
banale dirlo…anche perché con la I iniziano poi tutti gli
aggettivi che esprimono il suo non-essere…e quindi la negatività
della sua condizione. Ne cito solo qualcuno a titolo di esempio…
lasciando alla vostra fantasia la possibilità di sbizzarrirvi: In-capace,
In-adatto, In-abile, In-decente, In-desiderabile,
In-conscio… Im-perfetto (davanti alla “p” ci va sempre
la “m”) e via di questo passo. Ci sarebbe anche poi… Intelligente,
ma questa è un’altra storia… per tanti… In-credibile!
Altri tre
aggettivi che iniziano con questa lettera assumono significati
specifici anche se tecnici per cui di difficile interpretazione
concreta: Integrati da integrazione, Inseriti da
inserimento, Inclusi da inclusione. Tutti questi termini però
sottintendono in maniera più o meno evidente che le persone down
debbano essere messe “dentro” qualcosa di già esistente,
adattandovisi, senza poter partecipare attivamente alla sua
definizione, progettazione, realizzazione. Meglio sarebbe con la
stessa lettera… utilizzare un piccolo avverbio tanto banale quanto
difficile da mettere in pratica, specie da parte di chi parte da
posizioni di superiorità: Insieme!
JK
come J.K.
O più
precisamente… J.K.Rowling, la creatrice del più famoso
maghetto dell’universo, Harry Potter. Ma che centra mai la creatrice
di Harry Potter con la disabilità? Nulla, se non che lei è la
“mamma”, anche se solo letterariamente parlando, di un ragazzino a
suo modo sicuramente “speciale”, con caratteristiche “particolari”
che lo distinguono dai suoi coetanei, ed al tempo stesso lo
allontanano da loro… e che la “saga” che ne racconta la vita, pur
collocandosi da un punto di vista letterario nel filone “fantasy”, è
l’unica del suo genere ad essere ambientata in un’epoca ed in un
luogo reali. Insomma… un po’ come i nostri figli che sembrano
provenire da un altro pianeta… ma in realtà vivono qui ed ora, e con
questo mondo ed i suoi abitanti… devono per forza di cose “fare i
conti”.
L
come
Lavoratori:
Certo… Lavoratori non è
un aggettivo, ma meglio del suo corrispondente attributo che
potrebbe essere Laboriosi, esprime la realtà e la sfida dei
ragazzi down giovani oggi e adulti domani… e cioè la possibilità di
svolgere con profitto un lavoro, adeguato alle loro possibilità e
capacità in termini di difficoltà e di durata, ma non per questo
meno dignitoso. Ad oggi sembra che solo il 10% delle persone con sdd
adulte abbia un’occupazione lavorativa, comprendendo in questa
percentuale anche l’impiego in cooperative protette. Ma i tempi sono
maturi per una piccola rivoluzione in questo campo, perché oltre la
logica del profitto immediato, datori di lavoro lungimiranti
riescono a volte ad apprezzare in aggiunta alle usuali capacità del
lavoratore… anche delle doti difficilmente riscontrabili in altri
lavoratori. L’entusiamo, l’onestà, la capacità di fungere da fulcro
attorno al quale costruire quello spirito di gruppo tanto importante
per il raggiungimento di obiettivi e risultati sfidanti al giorno
d’oggi… e per dare corpo a parole altrimenti solo abusate a scopo
strumentale nel loro significato più vero quali “Responsabilità
Sociale d’Impresa”. Chi tra queste persone ha la fortuna-merito di
lavorare, sa essere felice come nessun lavoratore “medio” è… a
riprova della veridicità di quella famosa massima ormai da tanti di
noi dimenticata… che afferma che “Il lavoro nobilita l’Uomo”. Già…
con la U maiuscola!
Lenti…
indubbiamente… ma non per questo meno meritevoli nel raggiungere gli
obbiettivi che normalmente le persone raggiungono (in tutto: nel
gattonare, camminare, parlare, leggere, scrivere… tranne che… nel
morire).
Longevi
infatti…
nonostante la speranza di vita si sia alzata tantissimo negli ultimi
decenni per loro… non lo sono ancora come la media dell’umanità… ma
questo credo sia un problema insormontabile, almeno per ora.
M
come
Mongoloidi :
(senza parole)
N
come
Nati
Beh… se siamo qui a parlarne… è
evidente che questo aggettivo appartiene loro… al contrario di tanti
loro simili, cui per tanti motivi, sia naturali (la famosa
“selezione” che colpirebbe con maggiore frequenza in utero gli
“errori” genetici) che no… (aborto terapeutico), l'aggettivo non si
applica. Chi ha scelto per la nascita, o senza scegliere si è
ritrovato la sorpresa di questo cromosoma in più… il più delle volte
(e dopo un percorso di accettazione variabile da pochi istanti a
tutta la vita…) è o quantomeno si dice contento della scelta fatta…
chi ha scelto diversamente, non è dato di saperlo in genere, perché
o si disinteressa al “problema” in quanto non lo reputa tale… oppure,
in caso contrario e per ovvi motivi… lo rimuove. Tra i rari casi che
non rientrano in quanto descritto… e che perciò ne parlano, c’è chi
si dice convinto di aver fatto la scelta giusta… e chi si macera nel
rimorso…
L’unica certezza quindi è che
pare impossibile sapere o anche solo prevedere con sufficiente
ragionevolezza a priori a quale categoria tra tutte quelle citate si
apparterrà, una volta che la sdd, in un modo o nell’altro… sarà
comunque entrata nella propria vita.
Ah… parlavo dei genitori ovviamente. Infatti sembra che la stessa
domanda (posta nella variante “sei felice di essere Nato?”)
rivolta alle persone con sindrome di down abbia un’unica possibile
risposta… che è un deciso “SI”! Uno strano caso statistico… sul
quale del resto non possiamo avere la controprova scientifica perché
non sappiamo e non potremo mai sapere cosa ne pensano quelli che per
i sopraccitati motivi invece… Nati non sono.
Normali…attributo
usato in vario modo a seconda di chi lo pronuncia; se è un genitore
generalmente con spirito rivendicatorio… anche se con significato
statisticamente scorretto. Se infatti Normale è chi rientra
nella distribuzione media della maggioranza della popolazione…
guardando determinate caratteristiche le persone down Normali…
proprio non lo sono! Una volta preso coscienza di questo fatto si
abbandonano il termine e lo spirito rivendicativo… e si rilancia in
“positivo” dicendo che le persone down non sono Normali
perché sono … “Speciali”! (vedi lettera S)
O
come
Ostinati, Oppositivi:
Su questo
sembra che siamo tutti d’accordo: la loro ostinazione è pari
solamente a quella… della loro oppositività. Ai genitori di bimbi
piccoli che se ne meravigliano e che considerano (giustamente!) la
prima come una risorsa e la seconda come una prova evidente del
desiderio di affermazione della propria personalità… auguro di
mantenere lo stesso parere… una volta che queste caratteristiche
così positive… si sommeranno amplificandone gli effetti più deleteri…
con le stesse peculiarietà, nella loro versione tipicamente pre-adolescenziale
e adolescenziale: da esaurimento nervoso!
O
anche come
Ossessivi-(compulsivi): soggetti spesso a bombardamenti
eccessivi di stimoli, voluti o non voluti, sistematicamente
pianificati da genitori iperattivi in preda ad ansia da prestazione…
o dalla semplice velocità troppo elevata del mondo che gira intorno
a loro… loro, che sono esseri a “bassa velocità”… a volte sentono il
desiderio di “staccare la spina”, chiudendosi in un loro mondo
privato fatto di atteggiamenti e gesti ripetitivi, rituali, spesso
al limite dei tic… decisamente defaticanti per la loro mente
probabilmente sovraccarica.
Molteplici e fantasiose le
soluzioni adottate… dalle macchinine rovesciate e fatte girare sul
tetto, al colloquio serio e personale con foglie, bastoncini e
ramoscelli… il tutto protratto per diverso tempo e senza che venga
permesso ad alcuno di interferire o interrompere: alieni.
A questo a
volte si aggiungono poi anche veri atteggiamenti al limite
dell’ossessione, o della cura maniacale… quali ad esempio il rifiuto
irragionevole di un determinato tipo di tovagliolo, o la manìa per
la disposizione precisa degli oggetti, delle bottiglie che devono
sempre essere tappate, degli sportelli e dei cassetti sempre chiusi…
e vi assicuro che non è amore dell’ordine! (proprio no!) E’ più che
altro una analoga forma di auto-rassicurazione sulla realtà che li
circonda attraverso la codifica di alcuni punti fermi… certezze, una
sorta di esorcismo del disordine e della disorganizzazione che
probabilmente regnano incontrastati nelle loro menti troppo piene.
P
come
Pigri
Pigri
lo sono sicuramente… di una
pigrizia che definirei tuttavia… decisamente selettiva. In questo
non sono sicuramente diversi dai loro coetanei! Anzi a volte si
distinguono per la loro operosità e buona volontà… che compaiono non
appena si rendono conto (non sono mica stupidi!) che nella perenne
competizione con il mondo che li circonda (vedi lettera Q)…
possono sfruttare a volte la pigrizia congenita degli altri
“competitors”… per trarne vantaggi per sé… ed una volta tanto
risultare vincitori in qualche competizione magari “minore”…
ricavandone comunque benefici effetti sul proprio livello di
autostima. La pigrizia infantile… quella che spesso viene nominata
dai fisioterapisti o dai logopedisti per giustificare il mancato
successo del loro intervento a causa della scarsa collaborazione del
soggetto pigro… oppure da mamme e nonne accomodanti
desiderose di trovare un motivo il più possibile “innocuo” al
ritardo motorio o linguistico o scolastico che si va sempre più
allargando mano a mano che l’età aumenta… è una emerita invenzione!
Se non camminano prima infatti… generalmente è perché non sono
pronti per farlo quando sono pronti i bambini “normali”… a causa
della lassità legamentare congenita… se non parlano, è perché hanno
difficoltà ad articolare suoni a causa della lingua troppo grossa e
dello sviluppo più lento dell’area dedicata nel cervello… e così
via...
Q
come
Quarti:
In un mondo
dove lo spirito competitivo è portato all’eccesso in ogni sua forma
ed in ogni ambiente, a partire sin dalla più tenera età per arrivare
al mondo della scuola, dello sport e del lavoro… la “medaglia di
legno”, quel posto comunque “giù” (down) dal podio…Quarti
appunto…(per non dire “ultimi”…tanto contano solo i primi tre!)…lontani
dai riflettori e dal successo… è sempre il massimo a cui normalmente
possono aspirare… e ne soffrono; molto… da piccoli, quando ancora
sono costretti ad interrogarsi sul “perchè” questo succede… e
doversi magari porre problemi tipo… “è colpa mia, non sarò mai degno
dei miei genitori, di mio fratello/sorella”… e così via… senza avere
gli “strumenti” per districarsi adeguatamente in questi labirinti
dell’anima; un po’ meno da grandi, quando la consapevolezza della
loro condizione… che si identifica in un nome preciso… “Sindrome di
Down”, ed il conseguente e difficoltoso cammino di accettazione che
ne sarà seguito… avrà permesso loro almeno di riconciliarsi con i
propri dubbi e sensi di colpa… senza che questo tuttavia significhi
mai poter essere pienamente sereni ed in pace con se stessi… perché
comunque la disabilità, intesa come non-possibilità di fare ciò che
si desidererebbe con tutto se stessi… rappresenta una sconfitta ed
una mancanza di senso senza giustificazione. …
Non è forse
così per tutti noi quando la sperimentiamo nella vita?
R
come
Ritardati mentali:
Attributo decisamente meno
elegante di definizioni più “politically correct” come ad esempio
“disabili intellettivi-relazionali”, ma incredibilmente più
“efficace” ed immaginifico rispetto ad essi, nella descrizione della
nuda e cruda realtà dei fatti. Parlare di “ritardo” a volte
ha una spiegazione addirittura fisiologica… fisica; lo vedo
nettamente in quel “ritardato” di Simone per esempio… che se
lo chiamo a voce alta ci mette circa due-tre secondi a “sentire la
mia voce, riconoscerla, decodificare l’insieme dei suoni
riconoscendovi il proprio nome, elaborare i volumi ed i tempi di
ricezione del suono dalle due orecchie per capire da dove questo
suono arriva, acquisire la coscienza di essere stato perciò chiamato
da me da una certa posizione… e poi dire alla testa di girarsi verso
la direzione da cui provenivano quei suoni… alzare gli occhi ad
altezza d’uomo (non mezzo-uomo-in-sedia-a-rotelle), dire alla bocca
di sorridere… e fare concretamente tutti questi solo apparentemente
semplici gesti“, mentre io, nel frattempo, uomo ad alta velocità
irrispettoso dei tempi altrui per superbia o troppe cose da fare…
potrei già essermene andato via…
Se per le
persone down questo fenomeno non è di certo così marcatamente
evidente… quantomeno a livelli così elementari… di sicuro deve avere
un suo fondamento ed espressione su piani più complessi, dove i
neuroni coinvolti ed il numero di collegamenti tra sinapsi da
attraversare è elevatissimo ed i collegamenti stessi magari poco “rodati”.
Pensiamoci… quando a volte pretendiamo troppo dai nostri figli…
perché anche, e soprattutto in questo meritano di essere…
Rispettati!
S
come
Semplici:
Semplici…
di quella semplicità che è un misto tra quella di francescana
memoria, e quindi scelta, voluta… e quella imposta dalla natura… che
deriva quindi dall’impossibilità di essere più complicati di come
sono… così, semplicemente!
Sportivi:
certamente alcuni di loro lo sono moooolto più da tanti di noi! Io e
Dario ne siamo l’esempio vivente: fisico da urlo (lui)… e capacità
di nuotare per un tempo indefinito senza stancarsi… o di scendere
con gli sci da piste azzurre, rosse e nere senza alcuna
preoccupazione… (sempre lui!), senza disdegnare ore di televisione e
computer passate come sportivi “passivi” a segnare tutti i
marcatori delle Serie A, B e C… ed a copiare improbabili articoli
della Gazzetta dello Sport su altrettanto improbabili documenti word
di cui il computer di casa trabocca! (sempre lui!) E io? Io respiro…
e ingrasso! E penso ai tempi andati.
Super
(o
Superiori): razza di down a performance elevate, spesso oscuro
oggetto del desiderio di rivalsa da parte di genitori frustrati
dalla delusione di avere avuto un figlio imperfetto… altre volte
semplice eccezione statistica alla “normalità” delle persone con sdd
(già… anche loro hanno una “loro” normalità!). A rischio di
depressione (sia i genitori che i down stessi)… a volte anche di
autismo.
P.s.: Ok l’avete capito… sono invidioso!
Speciali:
usato sovente come contrapposizione positiva al banale attributo
“Normali” (vedi lettera N), utilizzato per la maggior parte
delle persone. Di effetto consolatorio… sia rispetto alla mancata
“normalità”… che rispetto alla mancata appartenenza nell’ambito
della popolazione down … alla categoria Super di cui sopra.
Solitari: a volte lo sono… perché preferiscono isolarsi… un
po’ più spesso di quanto anche noi facciamo, probabilmente però con
le stesse motivazioni. Altre volte… vi sono costretti,
dall’indifferenza delle persone… e dai loro pregiudizi.
T
come
Testoni, Testardi, Teste di… rapa, ecc:
Da
sempre una delle caratteristiche universalmente riconosciute (specialmente
da genitori ed insegnanti) come caratteristiche della sindrome. Non
si capisce in realtà quanto di questi attributi sia proprio dei
soggetti cromosomicamente superdotati… e quanto delle persone che si
interfacciano con loro, pretendendo da loro a volte troppo, a volte
troppo poco… quasi mai quel “appena un po’ di più di ciò che
potrebbero”… che li aiuterebbe a crescere… ed a farlo serenamente,
riconciliandosi con la vita… (e con la scuola, la fisioterapia, la
musicoterapia, la logopedia, lo sport ecc.). Una soluzione
intermedia e di onesto compromesso sembrerebbe indicare nel
“concorso di colpa” la presenza di questa testardaggine… in parte
sicuramente “innata”… in parte certamente “indotta”.
Per compensare
questo lato spigoloso del carattere… spesso notevolmente Teneri,
di una tenerezza inspiegabile se paragonata a quella di cui noi
“normali” siamo capaci… ed al “credito” aperto con una sorte che se
ragionassero come noi li dovrebbe vedere perennemente arrabbiati con
il mondo intero.
U
come
Unici:
A differenza di
quanto comunemente detto e spesso anche creduto… i down non sono
tutti Uguali, né fisicamente… nè da un punto di vista
caratteriale… anzi! Certo, lo sono… alla stessa stregua di tutti i
senegalesi… o di tutti i coreani per un italiano! Senza contare che
difficilmente distingueremmo un Coreano da un Tailandese o da un
Vietnamita! E questo (la difficoltà di riconoscere “differenze” in
chi è “diverso” da noi) ci dovrebbe insegnare a non ragionare per
“razze” e per “tribù”, come spesso invece facciamo… ma a guardare
invece alla sostanza… che in questo caso è l’indubbia originalità di
ogni persona… Unica, irripetibile, anche se a volte non
riusciamo a coglierne le doti ed i difetti che la caratterizzano.
Ultimi…
lo sono spesso, se partecipano a competizioni miste (non solo tra
down), sportive o di altro tipo… con conseguenti frustrazioni e
perdita di autostima; unica soluzione … permettere loro a
volte di vincere… non “barando” e lasciandoli vincere… ma
consentendo loro di misurarsi tra “pari”… in condizioni cioè dove
l’impegno e lo sforzo (oltre che la fortuna e le altre normali
variabili) e non i cromosomi fanno la differenza tra una vittoria ed
una sconfitta. Un esempio? La legge sul collocamento mirato… dove i
disabili “corrono” a parte (almeno in teoria… nel senso di…“se le
Aziende tenute al rispetto della legge assumessero le quote a loro
assegnate!“); se poi per l’iscrizione a questa “gara a sé” non si fa
differenza tra disabili fisici ed intellettivi… il risultato… non
cambia!
Se infine i
disabili o i loro genitori tentano quantomeno di usare questo
attributo in senso “evangelico”… fiduciosi in quel famoso… “gli
ultimi saranno i primi” di consolatoria memoria… vengono subito
disillusi in quanto nella ideale classifica delle sfighe si
ritrovano scandalosamente in basso, superati da tutta una serie di
disgrazie decisamente più invalidanti… magari beffardamente presenti
all’interno della stessa famiglia!
A volte... anzi
forse un po' troppo spesso... Usati (vedi talk-show, ma anche
più normalmente prestazioni ambulatoriali di Associazioni ed Enti
convenzionati ecc.).
V
come Vistosi:
Attributo decisamente strano ed
incomprensibile. Incredibilmente Vistosi infatti da piccoli
(con particolare riferimento alle caratteristiche tipiche della
sindrome) per i genitori agli occhi degli altri…mentre gli altri al
contrario generalmente non si accorgono di nulla… tranne che nel
caso da tutti sperimentato in cui un signore maturo o una vecchietta
sorridente si avvicinano dicendo… “Sa… anch’io ho avuto un
bambino... così!” Così come?! Sguardi insistenti o sfuggenti
indicano entrambi la presenza indubbia di questo attributo… oppure
l’avvicinarsi del genitore a grandi falcate... all’esaurimento
nervoso.
Con l’avanzare
dell’età (nido-materna… inizio elementari) la vistosità scompare
temporaneamente… in special modo tra i coetanei che non sembrano
particolarmente turbati da quei tratti orientaleggianti e dalle
difficoltà di linguaggio (con tutti ‘sti extracomunitari del resto!)…
per poi ricomparire improvvisamente durante la preadolescenza… dove
è anche possibile qualche episodio di crudeltà e bullismo nei
confronti della persona down o disabile, riconosciuta come il più
debole e ostracizzata dal gruppo.
Nella “maturità” giovanile
questa vistosità spesso scompare del tutto… nel senso che i giovani
proprio sembrano non accorgersi della presenza delle persone down
coetanee nel mondo… e, semplicemente, le ignorano.
Fortunatamente entrambi
diventeranno insieme adulti… e si ritroveranno, magari quando al
down di turno toccherà pure di consolare un neogenitore… cui contro
ogni realistica possibilità (capita sempre agli altri!) sarà nato un
bambino down.
Veloci…
è il contrario di lenti, a cui si rimanda per un’adeguata
trattazione del tema.
Veri:
spesso incapaci di mentire… o più precisamente di farlo con malizia
e senza essere scoperti… quindi… per scelta o semplicemente… per
incapacità di essere falsi.
W
come W…
o WWW:
W come
W o “Viva!”… evviva, perché comunque vada… qualunque dolore
possa abitare nel nostro cuore ed in quello dei nostri figli
imperfetti… questo sarà il grido di gioia e la consapevolezza
profonda di una vita comunque segnata non solo dalla disabilità… ma
soprattutto dall’immensa felicità che deriva dalla coscienza della
bellezza di esistere. E W anche come WWW, perché grazie alla
rete delle reti, il World Wide Web, tante
distanze si sono accorciate ed annullate, e tante altre lo saranno
in futuro… anche e soprattutto per i nostri figli… ed anche per
merito della loro presenza.
Con la speranza
che prima o poi… permettano anche a me ogni tanto di usare il pc!
X
e Y come… XX e XY:
perché i
disabili non sono esseri asessuati, ma hanno un sesso ben preciso,
sono femmine se hanno una coppia di cromosomi sessuali XX o
maschi, se ne hanno una XY, ed in quanto tali vivono le
stesse passioni, pulsioni, sentimenti, sogni… di ogni essere umano
che appartiene ad una metà precisa del cielo.
Perché la
diversità più grande che esiste, quella tra universo maschile e
femminile, è anche la più bella… quella che ci insegna che essere
differenti non è un problema… ma un’opportunità di ricchezza.
Z
come
Zotico:
Termine spesso
usato da insegnanti cui potrebbe tranquillamente essere affibbiato…
in riferimento alle difficoltà di apprendimento di un alunno a loro
affidato per essere aiutato a crescere e ad imparare; in questo
senso indubbiamente gli alunni down sono tutti dei gran Zoticoni…
ma nessuno si sognerebbe mai di dirglielo apertamente in faccia,
perché verrebbe immediatamente tacciato di razzismo; ecco il motivo
per cui gli insegnanti poi si sfogano con i loro alunni “normali”,
con i quali si sentono più tranquilli se qualche volta si lasciano
sfuggire con soddisfazione qualche epiteto non proprio opportuno….
Raro esempio di discriminazione al contrario. Zelante:
contrario di pigro … per la sua discussione vedi lettera G.
Zuzzurellone: riportato qui solo per riaffermare ancora una
volta la possibile normalità delle persone con sdd… in quanto in
riferimento ad essi possono venire usate tutte le parole e gli
aggettivi presenti nel vocabolario della lingua italiana… compreso,
appunto… Zuzzurellone, che è l’ultima parola dell'ultima
lettera dell’ultima pagina, e che spesso, guarda caso… si adatta
proprio bene alle persone con sdd… tanto da far venire il dubbio che
sia stata creata apposta per loro!
L’abbeceDario
termina qui… non è ovviamente completo nè esaustivo, e come avrete
capito nemmeno animato da alcun intento o presunzione… se non quello
di invitarvi a riflettere un poco… ma soprattutto a sorridere,
gioiosamente… o a volte magari anche amaramente… di noi e dei nostri
figli… e, se ne abbiamo voglia… di farlo insieme a loro.